La luce che brilla sui tetti



La storia di Lucilla, Andrea e Sauro, che si trovano, si feriscono e si ritrovano, sullo sfondo di un grande ospedale all’avanguardia, dove la speranza e il dolore siedono ogni giorno allo stesso tavolo.

“La luce che brilla sui tetti” è un romanzo, racconta l’invenzione di una realtà che non esiste. Non nel mondo tangibile almeno. Inutile cercarmi nei personaggi e illudersi di scovare analogie tra la mia vita e quella di Lucilla, la protagonista insieme ad Andrea e a Sauro. Eppure.

Mai come in questo romanzo ho attinto emozione da emozione, ritratto da ricordo, amore da abbracci ricevuti o stupidamente non dati. “La luce che brilla sui tetti” è il romanzo della mia rinascita da un periodo di dolore profondo, è davvero – per me – la luce che a un certo punto ha iniziato e risplendere indicandomi la via. In questo senso, e solo in questo, considero il romanzo un figlio della mia vita di donna.

Lucilla è una senologa piena di empatia e contraddizione: lavora in un centro oncologico e ha un’amicizia profonda e a tratti ambigua (quali sono i confini tra amici?) con il cardiologo Sauro de Santis, un uomo pieno di fascino che attrae le attenzioni di colleghe e pazienti e ha una passione per il paracadutismo. Andrea è il nuovo direttore generale del centro oncologico, e al suo apparire in un contesto aziendale per lui del tutto nuovo incontra e si scontra, aprendo maldestro una porta, con Lucilla: come nei migliori colpi di fulmine, questa casualità porta a un’attrazione che forse potrà concretizzarsi, anche se un ospedale è il luogo peggiore per coltivare un amore, ed essere vedovo recente di una moglie amatissima non aiuta granché.

Lucilla è un chirurgo ma ha doni speciali: vede l’Aura della gente, intuisce eventi prima che accadano, crede alla pranoterapia e la pratica in un ambulatorio privato fuori dall’ospedale; è una donna strana, la cui passione può trasformarsi in rabbia e antipatia violenta, cerca di mettere insieme scienza e mistero e su questo connubio a volte impossibile costruisce anche l’amore. Finché il suo istinto le dice che a Sauro potrebbe accadere qualcosa.

Intorno a Lucilla, Andrea e Sauro vediamo i pazienti e i colleghi dell’ospedale: c’è Michela, una paziente che Lucilla segue da anni e a un certo punto si ammala di nuovo, c’è il chirurgo toracico universitario Raganelli che sembra incarnare il peggio e il meglio dell’università e della medicina, ci sono i cugini Kloft che hanno creato l’ospedale e sono per questo amati e odiati. E, da qualche parte tra Piacenza e la Liguria, c’è anche una strada dove i motociclisti amano correre e dove Lucilla scopre se stessa durante una gita con Andrea.

“La luce che brilla sui tetti” è un romanzo dedicato ad alcune persone che amo moltissimo. Non ho voluto mascherare, se non in modo debolissimo, che il personaggio di Sauro è il ritratto di Mario Sideri: lui è la mia luce che brilla sui tetti.

MariaGiovanna Luini


 

Kind words from our lecturers

  • Uno stato di grazia che solo pochi narratori sanno trasmettere.

    Donato Carrisi

  • «Stile e grazia sono la cifra stilistica di una scrittura capace di sceneggiare situazioni, potenzialmente pericolose per l’equilibrio del racconto, e di risolverle con brillantezza e garbo.»

    Bresciaoggi

  • «La scrittura di Maria Giovanna Luini resta essenzialmente un’emozione fondamentale, un’insuperabile e coinvolgente malinconia.»

    Il Mangialibri

  • «Con uno stile lieve ma mai scontato, Luini intreccia storie d’amore. E ogni personaggio riesce, a modo suo, a metterci di fronte alle più terribili paure.»

    La Gazzetta del Mezzogiorno

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